I FRATELLI BRIGIDA

18633eb167e22d3fb47f244a5fedb905.jpgIl 2 febbraio 1799 un gruppo di belve albanesi comandate da Giuseppe Pronio, da Giovanni Migliaccio e da Nicola Norante, al servizio del Cardinale Ruffo, Arcivescovo di Napoli e Vicario generale del Regno, preposto a tale incarico dalla Regina Carolina per ristabilire l’autorità regia nel napoletano, assalì Termoli e trucidò i fratelli Federico e Bassomaria Brigida, i Bassano e tanti altri, colpevoli di aver accolto nel loro petto il nuovo verbo di Rousseau.

Il dottor Saverio Cannarsa, biologo a livello europeo e storico termolese, nel libro “Una pagina di storia di Termoli” così recita: “Avrebbero scampata la vita, riparati com’erano in una stanzetta oscura attigua alla sacrestia della Cattedrale, nascosta da un grosso armadio forato simile agli altri messi in giro, se lo scaccino Pasquale Marchesi d’infame memoria non li avesse indicati a quelle belve umane”.

La turba, ubriaca ed assetata di sangue, condusse gli infelici nella località detta “mulino a vento”, a 300 metri dalla cittadella, e li fucilò tra le grida assordanti di Viva il re, morte ai giacobini.

Di particolare rilievo fu nell’evento narrato la condotta di una madre, Maria Concetta Quici.

Ella, madre dei fratelli Brigida, fu duramente colpita ed affranta dalla uccisione dei figli.

Il parentado aveva sete di vendetta, tanto che il genero, capitano Rossi di Bonefro, alla notizia si portò a Termoli con l’intento di fare giustizia dei colpevoli dell’eccidio.

Giunto sul posto, individuò tempestivamente il traditore De Gregorio Bartolomeo, nemico dei Brigida per ragioni commerciali, il quale, durante l’attacco degli albanesi, aveva compiuto l’atto infame di aprire le porte della città.

La nobile signora frenò lo slancio dell’ardente genero con carattere fermo e grandezza d’animo lo dissuase dicendo: “Rinuncia alla vendetta, giacchè quell’uomo, ormai folle, è stato già punito da Dio; uccidendo lui, inerme e deriso dal popolo, sarebbe magra giustizia ed i miei figli non tornerebbero giammai”.

Pagò quindi i suoi servi affinché allontanassero sempre i fanciulli che disturbavano in piazza il De Gregorio durante le sue manifestazioni di pazzia.

Con tali atti sublimi la nobildonna, madre dei due eroici termolesi, che soleva esprimersi con tutti in latino, meritò l’appellativo di “Cornelia Termolese”.

I FRATELLI BRIGIDAultima modifica: 2008-07-21T18:04:18+02:00da ereticus3
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