Ripartire dal lavoro insieme: V Congresso Fai Cisl Nazionale

Congresso.JPGPERUGIA – “Ripartire dal lavoro insieme imprese & sindacati, doveri e diritti, autonomie e responsabilità, donne e uomini, europei e migranti nell’Agroalimentare italiano” è il tema del V Congresso nazionale della Fai Cisl a cui prende parte anche una delegazione del Molise.

Ai lavori, aperti dalla relazione del Segretario generale della Fai Cisl Augusto Cianfoni, a nome della Segreteria nazionale,  hanno partecipato numerosi ospiti tra i quali: i Segretari generali di Flai Cgil e Uila Uil (Stefania Crogi e Stefano Mantegazza), Claudio Paitowsky Presidente Confederdia; Paolo Mattei Segretario generale Ugl agroalimentare; i Segretari confederali Cisl: Fulvio Giacomassi, Paolo Mezzio, Liliana Ocmin, Luigi Sbarra. Alcuni Segretari generali Cisl regionali e di categoria tra i quali Ulderico Sbarra Usr Cisl Umbria; Paolo Tramonti Usr Cisl Calabria, Franca Porto Usr Cisl Veneto, Stefano Mastrovincenzo Usr Cisl Marche, Domenico Pesenti, Segretario generale Filca Cisl accompagnato dal collega Salvatore Scelfo. Il Sindaco di Perugia Wladimiro Boccali. Per la Regione Umbria: Cecchini Fernanda Assessore Politiche agricole. Per le parti datoriali Sergio Marini Presidente Coldiretti accompagnato dal Responsabile delle Politiche contrattuali Romano Magrini, Mario Guidi Presidente Confagricoltura, Luigi Giannini Direttore generale Federpesca, Carlo Siciliani Presidente Enpaia, Gabriele Mori Direttore Generale Enpaia e, inoltre, una nutrita rappresentanza di delegazioni dei sindacati europei ed internazionali – tra cui il Dr. U Than Swe Presidente del sindacato agricolo birmano – unitamente a quella relativa ad alcuni gruppi del settore alimentare (Campari, Sella & Mosca, Coca Cola, Peroni, Colussi, De Cecco, Ferrarelle). Di seguito alcuni spunti tratti dalla relazione: “La drammaticità del momento – afferma il Segretario generale Augusto Cianfoni – impone al Sindacato risposte responsabili e  competenti riguardo alle trasformazioni strutturali nel lavoro, nelle imprese e nella società”. Questo processo include la capacità della Cisl di rinnovare se stessa senza tradire la sua identità delle origini: “la centralità della persona-lavoratore; la libertà e la responsabilità del suo essere associazione; il primato dell’uomo sulle leggi dell’Economia e dello Stato; la ricerca del Bene degli iscritti nella prospettiva del Bene comune; il libero autogoverno delle sue Categorie unica garanzia di effettiva presenza nel mondo del lavoro”. “Di fronte a queste sfide – sottolinea Cianfoni – la Fai vuole contribuire con un messaggio di speranza ai lavoratori e al Paese: l’Italia può ripartire purché riparta dal lavoro, ma da un lavoro dignitoso in cui si possano declinare insieme diritti e doveri”.   In questo quadro non è casuale la scelta dell’Umbria “terra ricca di storia e di arte, di lavoro e di impresa, di cultura e di qualità della vita”, come si legge nella Relazione di Cianfoni.  Dopo una approfondita analisi della situazione economica e sociale interna e internazionale, il Segretario della Fai afferma che, nonostante le molteplici sue debolezze, il nostro Paese mantiene ancora profili positivi, settori produttivi moderni e competitivi tra i quali l’agroalimentare, distretti con export da record, risorse lavoro competenti e flessibili, imprese innovative e aggressive sui mercati”. Di fronte a queste realtà “sarebbe un grave errore proseguire sulla strada della sola austerità con altre manovre correttive e nuove tasse”. Ma la prima emergenza resta il lavoro: “calano sempre più i numeri, specie tra i giovani e nel Mezzogiorno e cresce il ricorso alla Cig”. Sotto attacco è poi la famiglia. “La famiglia – richiama Cianfoni – ‘patrimonio dell’umanità’, come l’ha definita Papa Francesco, strumento indispensabile di welfare”. Il Segretario della Fai si sofferma poi  in modo analitico e puntuale su quella che viene definita “una politica per il Bene comune: libera, democratica, responsabile”. “Compito politico del sindacato nella moderna democrazia – prosegue Cianfoni – è di portare la Politica e le Istituzioni dentro i problemi e pertanto aderiamo convinti come Fai alla proposta della Cisl di un nuovo protagonismo delle Parti Sociali mediante quel Patto chenoi vogliamo sottoscrivere   nell’agroalimentare enell’ambiente, per la tutela e lo sviluppo delle buone imprese e per una sana e solidale politica a favore della montagna”.Secondo la Fai serve un “nuovo miracolo economico” che potrà accadere solo alzando la produttività, primo ingrediente della  competitività. Il recente accordo del 24 aprile sulla detassazione dei salari di produttività, accettato finalmente anche dalla Cgil, rende ancora più credibile questa strada“. Partecipazione, nuove politiche industriali, nuove politiche di sviluppo territoriale: sono le colonne portanti di un innovativo progetto di cui l’Italia ha urgente bisogno, secondo il Sindacato di Via Tevere. Prosegue Cianfoni : “L’Italia ha fame di lavoro, tutti ne parlano eppure nessuno evoca quel complesso di attività come la manutenzione del fragile Territorio italiano per prevenire frane, alluvioni e gli incendi estivi dei boschi. Si otterrebbero molte migliaia di posti di lavoro e una politica così lungimirante da contribuire alla risalita del rating del Paese”. E il ruolo della Cisl? Si chiede Cianfoni. “Responsabilità” la parola chiave e aggiunge: “responsabilità verso i lavoratori-soci e le loro famiglie, verso le imprese e il sistema economico, verso il Paese e la sua democrazia, verso la persona depositaria di diritti tanto più difendibili quanto più correlati ai propri doveri, come dice il nostro Codice Etico”. In quest’ottica si colloca la grande risorsa ispirata dal fare sindacato della Fai Cisl: l’agroalimentare-ambientale ossia un unico sistema che recepisce ed esprime la capacità di non essere più marginali, nel “futuro economico della moderna società industriale”: “tanti lavori”, crescente presenza femminile e giovanile e imprenditoriale e l’arrivo di manodopera immigrata: questa era la scelta della Fai alla sua nascita 16 anni fa quando assunse l’eredità della Fisba (sindacato dei braccianti e impiegati agricoli) e della Fat, sindacato degli alimentaristi. “Quella scelta – ricorda Cianfoni – ebbe fortuna come attesta la buona tenuta complessiva del nostro tesseramento lungo tutti i segmenti del sistema agroalimentare al quale sempre più servirà unpragmatico sindacalismo a livello locale, nazionale, comunitario”, vocazione che la Fai interpreta mediante le sue scelte contrattuali orientate a rafforzare la contrattazione di secondo livello e con una assidua e qualificata presenza negli organismi europei dell’Effat e internazionali della Uita di Ginevra. Dopo aver richiamato i problemi “che certo non mancano”, Cianfoni ricorda l’idea lanciata al Congresso di Salerno quattro anni fa di un New Deal dell’Agroalimentare che pur non trovando nel mondo delle imprese le necessarie condizioni, ha tuttavia visto alcune positive esperienze aggregative nel mondo della cooperazione.Oggi la Fai, consapevole che i segnali istituzionali non bastano, vede nell’impegno delle Parti Sociali del settore la forza prima per venire a capo di una crisi che sta compromettendo le ultime capacità reattive del Paese. “Come nel 1990 – ricorda il Segretario della Fai – sapemmo mettere le basi alla riforma contrattuale sancita poi nel 1995 che rimise al centro la contrattazione provinciale, così oggi dobbiamo darci nuovi e fecondi affidamenti che siano incardinati in una solida cultura della bilateralità e della sussidiarietà. Dopo una lunga ed articolata parte riservata alle politiche settoriali e alle relative, difficili vertenze contrattuali (Consorzi di Bonifica – Associazioni Allevatori – Consorzi Agrari – Corpo Forestale dello Stato – Agecontrol)  segue – nella Relazione di Cianfoni – una lunga e articolata parte riservata alle politiche di sviluppo per “filiera e territori” tra cui quelle per la Montagna e per il Mezzogiorno, “miniere  dimenticate” da una Politica nazionale e delle Regioni sempre più sbrigativa nella loro endemica superficialità.”Proseguendo nella nostra politica di valorizzazione delle specificità professionali e settoriali – conferma il Segretario della Fai – non escludiamoneppure un ritorno al passato mediante la ricostituzione di un sindacato di secondo livello come era la vecchia, encomiabile Fnita (il sindacato Cisl degli impiegati e tecnici agricoli)”. “La riforma del welfare – si legge nei documenti congressuali della Fai – dovrà recuperare un credibile profilo di equità mediante un incentivato sistema duale tra Previdenza pubblica e Complementare obbligatoria di origine contrattuale,capace di dare una regolazione sussidiaria anche ai cosidetti lavori usuranti dalla cui declaratoria sono stati pressocchè del tutto esclusil’agricoltura e l’industria  alimentare“.Un significativo riferimento Cianfoni lo fa all’Enpaia, l’ “ente antesignano della bilateralità” nato 76 anni orsono, che assicura impiegati e tecnici agricoli riguardo alla previdenza complementare e alla capitalizzazione del Tfr. A riguardo la Fai è la naturale continuatrice della matrice Fisba che sempre ne difese natura e scopi contro reiterati tentativi nel passato di annullarne la specificità in un anonimo e omologante agglomerato pubblico. “Oggi – dice Cianfoni – ci sembra sia giunto il tempo di fare dell’Enpaia qualcosa di più importante: un grande Ente della Previdenza integrativa di tutto il mondo agricolo, dal bracciante all’impiegato alla famiglia diretto-coltivatrice, al socio delle cooperative fino all’imprenditore agricolo. Assolverebbe in misura straordinaria a due compiti principali: garantire integrazione di reddito pensionistico e sostegno ai bisogni finanziari delle aziende, ogni giorno alle prese con un Credito bancario sempre piùavaro” e con un Inps – denuncia la Fai – sempre più la peggiore controparte dei lavoratori e delle stesse aziende. “Una seconda Equitalia per l’agricoltura nonostante gli sforzi di redimerne la missione verso una cultura di sociale equità” afferma il Segretario della Fai. Altro tema scottante per tutto il Sindacato è il Mercato del lavoro per le cui regole – secondo la Fai – la Parti Sociali debbono osare e fare di più. “Innanzitutto è certo che il problema principale sia crearlo il lavoro” – dice Cianfoni. “E per crearlo l’Italia deve sapersi guardare allo specchio per riordinare le idee intorno ad un innovativo progetto di sviluppo abbandonando settori decotti e senza prospettive che non siano quelle di un eterno assistenzialismo da Cassa Integrazione”. “C’è tutto un mondo – prosegue Cianfoni – di lavori non esperiti: dalla miriade di antichi mestieri artigianali alla cura quotidiana in funzione preventiva del territorio collinare e montano, della manutenzione dei Boschi in funzione di filiera con l’industria del legno (gestita secondo criteri di impresa) e col Turismo, di quella degli alvei dei torrenti e dei fiumi per la quale utilizzare la grande risorsa di esperienze dei Consorzi di Bonifica…”. Quanto alle regole con cui gestire il Mercato del Lavoro, qui la Fai prende posizione! “Scartata l’ipotesi di un Mercato del Lavoro solo pubblico come vuole la Cgil, noi – afferma Cianfoni – siamo convinti che nel Paese delle furbizie e della derogatoria interpretazione delle leggi gli unici credibili affidamenti siano quelli che impresa e lavoro si danno nella Bilateralità. Datori di lavoro e Sindacato devono ‘sapersi sporcare le mani’ assumendo il Collocamento come un impegno civile, fatto di analisi dei bisogni e di costante formazione come già avviene in alcune realtà come per esempio Milano, Magenta e Cremona”. “La strada più realistica è gestire sempre più l’incontro tra domanda e offerta”. Specifici riferimenti si colgono nella relazione alla condizione dei lavoratori immigrati e, importanza massima, anche sul piano internazionale al lavoro agroalimentare perché abbia più voce nelle realtà internazionali ricorrendo anche al sostegno degli organismi sindacali e, in primo luogo, all’Effat nel cui ambito la Fai indica l’obiettivo di un vero e proprio coordinamento delle politiche sindacali (positiva anche l’esperienza dei Cae e nella valorizzazione del settore della pesca). Per concludere su questi aspetti, la Fai sostiene, in un momento di forte euroscetticismo, la sua identità europeista. “Un’organizzazione plurale – sostiene Cianfoni –   il modello organizzativo con cui i fondatori della Cisl vollero plasmare nel 1950 il ‘sindacato nuovo’ secondo la formula dell’Autogoverno delle categorie (ancor oggi nel Preambolo dello Statuto Cisl) che fu profondamente innovativo per il sindacalismo italiano ed è stato, per decenni, una della condizioni principali del suo successo organizzativo: sindacato di sindacati, casa comune di tante diversità professionali, settoriali, territoriali presenti nel Paese, tutte valorizzate nelle loro specificità ma anche ricondotte alla pratica della solidarietà e alla necessità dell’interdipendenza”. “Un tale modello – conclude – che si è modificato e aggiornato ma mai snaturato costituendo spesso la marcia in più della Cisl rispetto ad altre tradizioni sindacali, appare più adatto che mai al nuovo ‘mondo dei lavori’ in cui viviamo, perché capace di raccogliere e valorizzare le tante identità di settore, lavoro e territorio o impresa senza omologarle o appiattirle in tutele generiche oramai rifiutate dai lavoratori.  E’ seguendo tale modello che 16 anni fa costituimmo la Fai, un’esperienza sindacale plurale e articolata, ‘casa comune’ dei tanti lavori del sistema agroalimentare.  Una scommessa vinta, specie nell’integrazione fra culture, esperienze e tradizioni, aiutata da un’intensa attività formativa e dai comportamenti di una dirigenza sempre attenta ai legami e alle interdipendenze tra comparti e settori. E quindi, forte di tale positiva esperienza, la Fai oggi affronta la nuova sfida organizzativa della riforma Confederale”.

 

Ripartire dal lavoro insieme: V Congresso Fai Cisl Nazionaleultima modifica: 2013-05-29T12:32:00+02:00da ereticus3
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