Pensioni, sale l’età per le donne dal 2010

Un aumento graduale dell’età pensionabile delle donne a partire dal 2010, per arrivare a quota 65 anni nel 2018. E’ quanto prevede la bozza proposta del governo, inviata alla Commissione europea per l’esame, e che punta ad innalzare l’età pensionabile per le donne nella pubblica amministrazione di un anno per ogni biennio, per parificarla così a quella degli uomini.

L’Italia alcuni mesi fa è stata condannata dalla Corte di Giustizia Europea proprio per la discriminazione tra uomini e donne nella Pubblica Amministrazione. I giudici del Lussemburgo hanno ritenuto infatti che sia ingiusto ai danni degli uomini limitare alle donne la facoltà di andare in pensione cinque anni. L’avvocato dello Stato aveva argomentato che le donne in Italia sono discriminate nel mondo del lavoro, e che la facoltà di andare in pensione a 60 anni (potendo però continuare a lavorare fino a 65, come gli uomini) costituisce una parziale compensazione. Argomentazione che è stata rigettata: l’Italia, come ha più volte rilevato il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, deve ora adeguarsi alla sentenza, per evitare sanzioni da parte di Bruxelles.

Il testo inviato dal governo alla Commissione Ue, composto da un solo articolo di legge dal titolo “Elevazione dell’età pensionabile per le dipendenti pubbliche”, secondo le previsioni dovrebbe essere inserito via emendamento al disegno di legge comunitaria all’esame delle commissioni in Senato.

L’articolo sostituisce, dal 2010, quanto previsto dalla legge 335 dell’8 agosto 1995 (articolo 2, comma 21). Il testo prevede che “a decorrere dal primo gennaio 2010, per le lavoratrici iscritte alle forme esclusive dell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti, il requisito di età per il conseguimento del trattamento pensionistico di vecchiaia (…) e il requisito anagrafico (…) sono incrementati di un anno”.

L’articolo prevede poi un ulteriore incremento. “Tale età – prosegue il testo – è ulteriormente incrementata di un anno, a decorrere dal primo gennaio 2012, nonché di un ulteriore anno per ogni biennio successivo fino al raggiungimento dell’età di 65 anni”. La norma prevede comunque che “restano ferme la disciplina vigente in materia di decorrenza del trattamento pensionistico e le disposizioni vigenti relative a specifici ordinamenti che prevedono requisiti anagrafici più elevati, nonchè le disposizioni di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 30 aprile 1997, n.165”.

“Le lavoratrici di cui al presente comma – prevede inoltre l’articolo – che abbiano maturato entro il 31 dicembre 2009 i requisiti di età e di anzianità contributiva previsti dalla normativa vigente prima della entrata in vigore della presente disposizione ai fini del diritto all’accesso al trattamento pensionistico di vecchiaia conseguono il diritto alla prestazione pensionistica secondo la predetta normativa e possono chiedere all’ente di appartenenza la certificazione di tale diritto”.

Un emendamento che, spiega La proposta, dice la senatrice Cinzia Bonfrisco (Pdl), firmataria dell’emendamento, “contiene un’ampia delega” all’esecutivo per “mettere l’Italia al riparo da un processo di infrazione comunitaria e risolve il problema nella direzione auspicata anche dall’opposizione. Su questo punto c’è l’adesione ampia da parte di tutto il governo e dei ministri competenti”.

Intanto la Cgil ha lanciato l’allarme sullo situazione di “circa 400.000 precari nella pubblica amministrazione che rischiano il posto di lavoro a causa del decreto che blocca la stabilizzazione dei lavoratori del settore. “Si tratta – spiega Michele Gentile, coordinatore dipartimento settori pubblici del sindacato di Corso d’Italia- di 200mila precari delle p.a. che il ministro Brunetta vorrebbe licenziare dall’primo luglio 2009, insieme ai 130mila contratti a tempo determinato annuale del personale docente e ai 70mila del personale non docente”.

“Il governo italiano e’ l’unico al mondo che, di fronte ad un crisi che ogni giorno diventa piu’ drammatica, risponde con il licenziamento dei lavoratori precari nelle Pubbliche Amministrazioni e nella scuola – continua Gentile – Per giunta lo fa utilizzando uno strumento, quello del decreto legge, il cui requisito dovrebbe essere l’urgenza. Una ricetta grave e fallimentare, come del resto quanto fin qui fatto. Licenziare per legge, come il Governo era intenzionato a fare fino a ieri con la sua proposta, e’ inaccettabile. Farlo per decreto legge e’ gravissimo”.

Ma i licenziamenti produrranno un doppio effetto negativo: innanzitutto quello dei lavoratori che perderanno il lavoro ed il reddito, ma anche quello dei cittadini che perderanno servizi fondamentali che, a seguito proprio di tali licenziamenti, non potranno piu’ essere offerti dalle amministrazioni, visto che l’80% dei precari lavora presso i servizi degli enti locali e della sanita’.

Dei 200mila lavoratori delle Pa, costituiti da 112mila lavoratori a tempo determinato e dei circa 80.000 contratti di collaborazione coordinata e continuativa, 60.000 circa potrebbero perdere il loro lavoro, se quanto previsto gia’ nel ddl 1167 o nel possibile decreto legge fosse approvato, gia’ da luglio 2009 mentre per i rimanenti 40.000 tempi determinati e per tutti i cococo il licenziamento avverrebbe alla scadenza dei tre anni. Forse poi il Ministro Brunetta non ricorda che il suo collega Tremonti nel decreto legge dello scorso anno aveva introdotto un fortissimo blocco delle assunzioni e regole assurde per regioni ed enti locali, in tal modo fino al 2012 i posti messi a concorso saranno pochissimi. Il licenziamento dei precari sara’ definitivo.

La Cgil chiede l’attuazione dei processi di stabilizzazione come previsti dalle leggi finanziarie precedenti, la sospensione delle norme che impediscono la prosecuzione del rapporto di lavoro dopo i tre anni di servizio, come previsto dalla legge di recepimento dell’accordo sul Welfare. Un sistema di ammortizzatori sociali anche per i precari “pubblici” che comunque perderanno il loro lavoro a causa del provvedimento legislativo o del decreto legge, la riconsiderazione del piano Gelmini sulla scuola. “La mobilitazione dei lavoratori precari di questi giorni – conclude Gentile – portera’ queste richieste all’attenzione del Parlamento e del Governo.

http://www.affaritaliani.it/economia/statali-donne-pensione-cgil03032009.html

Pensioni, sale l’età per le donne dal 2010ultima modifica: 2009-03-04T05:52:05+01:00da ereticus3
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