“Tiepidi”. Così fonti vicinissime al presidente del Consiglio definiscono i rapporti tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Non certo per la polemica sulla decretazione d’urgenza da parte del governo, contestata nelle scorse settimane dal numero uno di Montecitorio; i problemi sono tutti legati al congresso fondativo del Popolo della Libertà, previsto dal 27 al 29 marzo.
Il presidente della Camera – sottolineano a Palazzo Chigi – è vittima del suo stesso ruolo, che gli impedisce di giocarsi la partita all’interno del Pdl. E per questo viene definito nervoso e cerca di ricalcare le orme di PierFerdinando Casini, proprio per smarcarsi dal premier. La frustrazione di Fini – spiegano nel quartier generale di Forza Italia – è legata al fatto che i principali colonnelli di Alleanza Nazionale sono molto più vicini al Cavaliere che alla terza carica dello Stato.
Unica voce fuori dal coro quella di Gianni Alemanno, non certo per solidarietà nei confronti del capo, ma per il tentativo di cercare visibilità, essendo “chiuso” dal ruolo di sindaco della capitale. Stando alle indiscrezioni raccolte da Affaritaliani.it, nel Pdl non ci sarà spazio né effettivo né virtuale per Fini. Anche perché Berlusconi non vuole assolutamente sancire una sorta di staffetta per la leadership. Oltre al presidente, ovviamente il Cav, ci saranno i tre coordinatori: Ignazio La Russa, Sandro Bondi e Denis Verdini. Poi – si dice – una direzione nazionale che assomiglierà a una sorta di pletora. Dentro i capigruppo di Camera e Senato (più i vice), tutti i ministri e anche i Governatori delle Regioni (Formigoni in testa). Rispettando sempre il rapporto 7 a 3 in favore di Forza Italia rispetto ad An. Più, ovviamente, le briciole per i partitini che hanno aderito al Pdl…
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