Pd, i prodiani lanciano l’assalto finale ‘No autoblindatura della nomenklatura’

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“Non posso credere che l’assemblea del Pd archivi come nulla fosse le dimissioni di Walter Veltroni avallando l’autoblindatura della nomenklatura. Mostrerebbe così una distanza lunare dagli elettori che invocano a gran voce apertura, ricambio, primarie vere, primarie subito, guida stabile e autorevole”. A poche ore dalla storica assemblea dei Democratici, gli ulivisti-prodiani vanno all’attacco con un’intervista ad Affaritaliani.itdi Franco Monaco

Pd, i prodiani all’assalto: “No all’autoblindatura della nomenklatura

“No all’autoblindatura della nomenklatura del Pd. Primarie vere, primarie subito”. Gli ulivisti del Partito Democratico lanciano l’assalto, con un intervista ad Affaritaliani.itdi Franco Monaco. Che spiega: “Le dimissioni di Veltroni vanno prese sul serio, esse rivestono uno spessore drammatico per il Pd. E’ nostro preciso dovere interrogarci sulle ragioni politiche del suo abbandono. Ragioni che notoriamente hanno a che fare non solo con le ripetute sconfitte elettorali, ma anche con l’emersione di visioni e di candidature alla leadership alternative. Che oggi non domani devono essere messe a confronto e sottoposte a quegli elettori che avevano dato fiducia a Veltroni e solo a Veltroni. Non posso credere che l’assemblea del Pd archivi come nulla fosse le dimissioni di Veltroni avallando l’autoblindatura della nomenklatura. Mostrerebbe così una distanza lunare dagli elettori che invocano a gran voce apertura, ricambio, primarie vere, primarie subito, guida stabile e autorevole. E’ esattamente il contrario di quel che si dice: con soluzioni burocratche e di transizione si va alle elezioni con un Pd allo sbando. Dentro l’assemblea di domani la blindatura potrebbe passare, ma di sicuro non passerebbe al giudizio degli italiani. Oggi non c’è un solo editorialista che non ci metta in guardia”.

PARISI: CHI NON SI ACCORGE CHE LA CASA BRUCIA MERITA DI BRUCIARE

“Il tempo per fare le primarie è abbondante. La casa brucia, guai se quelli che la abitano non si accorgono dell’incendio. Meritano di perire con essa”. Così Arturo Parisi. Il leader ulivista indica come obiettivo immediato dell’assemblea del Pd “consentire al partito di scegliere un segretario con la stessa legittimazione del segretario che ha dato le dimissioni” e quindi propone le primarie: “Poiché la legittimazione di Veltroni, come lui ha ripetuto in tutti questi mesi, derivava dal coinvolgimento di una larga base di cittadini, su questa stessa larga base di cittadini deve essere fondata la scelta del nuovo segretario”. Parisi si è candidato alla segreteria “per consentire il confronto politico sulla domanda: perché Veltroni ha lasciato?. Toccava a Veltroni venirlo a spiegare – dice Parisi -. Questo non è stato possibile, allora questa risposta dobbiamo darla noi, metterla a confronto, e consentire ai participanti all’assemblea e ai cittadini di scegliere quella più convincente”.

Il tempo per aprire subito questo confronto e fare le primarie c’è, dice Parisi: “Quello che non si fa in anni, talvolta lo si fa in minuti e quello che non si fa quando la domanda viene posta non lo si fa neppure in anni. Il tempo è abbondandate, se lo si vuole fare. La casa brucia, guai se quelli che la abitano non si accorgono dell’incendio. Meritano di perire con essa”. Per il Pd Parisi indica tre priorità: “Un’idea di partito fondato sulla scelta dei cittadini. Un partito che si metta al servizio della costruzione di quella opposizione di cui ha bisogno il Paese, e anche lo stesso governo, pena il rischio per la democrazia. Un partito che si confronti e rappresenti in modo credibile le ansie crescenti e la rabbia che sta crescendo dentro la crisi tra la nostra gente”. Quanto all’apprezzamento espresso da Romano Prodi per la sua candidatura, Parisi commenta: “Prodi segue me e tutta la vicenda con il cuore. Personalmente rispetto e difendo la scelta di distinzione che lui ha fatto dopo la caduta del governo. La rispetto io e chiedo che la rispettino tutti. Sono sicuro che tutti la rispetteranno”.

Pd/ Rutelli: “Rischiamo l’estinzione”

Francesco Rutelli in una lunga nota pubblicata su Facebook dal titolo ‘Riflessioni sul Pd e il coraggio di cambiare’ avanza una serie di proposte articolate anche a livello programmatico, a cominciare dalla crisi economica, per far ripartire il progetto del Pd. “Nei prossimi cento giorni si gioca il futuro del Pd”, avverte Rutelli.

Chi non nuota nel mare protetto da una gabbia è più libero, ma corre più pericoli. Soprattutto, deve sapere dove andare. Questo è il compito della Politica. Se il Pd saprà guidare questi processi, ce la farà e contribuirà a cambiare l’Italia. Altrimenti, rischia la più precoce delle estinzioni, come le specie che non riescono ad adattarsi al cambiamento del loro ambiente”, osserva l’ex leader Dl che mette in chiaro di non voler correre per la leadership del partito: “Anche oggi, come dall’estate 2007, non intendo candidarmi a responsabilità di gestione politica”, ma allo stesso tempo, scrive Rutelli, “non intendo rinunciare alle mie idee”.

Sedici mesi di vita del Pd – aggiunge – sono andati perduti irrimediabilmente senza che fossero messi in campo progetti riformatori solidi. Ci sono cento giorni, prima di un’importante tornata elettorale, per salvare l’idea, la speranza e la forza del Pd. Si può riuscire solo con la proposta e l’azione politica. Suggerisco di innalzare tre bandiere, con le quali condurre un’iniziativa compatta e aggressiva da qui alle elezioni”. Le ‘tre bandiere’ sono: economia, sicurezza e giustizia, clima e ambiente.

Se si vuole coinvolgere e motivare nuovi elettori, recuperare tanti che hanno votato dall’altra parte, occorre un Pd fresco, equilibrato, contrario al settarismo e alle radicalizzazioni“, osserva Rutelli. Quindi sulla leadership aggiunge: “Si sbaglierebbe gravemente ad immaginare che la grande complessità delle risposte cui è chiamata la politica possa essere onorata da passanti: ovvero, da persone impreparate, da personaggi senza talento nominati dalle oligarchie partitiche (ossequienti, perché non eletti ), senza titoli di competenza, né meriti, né capacità di rappresentanza, né efficace capacità di lavoro”.

Ecco le sfide che il Pd deve vincere, se non vuole fallire: immettere nuove energie; assicurare la contendibilità delle leadership a ogni livello; promuovere il pluralismo interno; valorizzare e mai abbandonare le capacità degli amministratori del territorio, che sono la migliore risorsa disponibile (l’esempio del buon servizio pubblico va additato e premiato); aiutare a formarsi soprattutto i giovani”, conclude Rutelli.

Pd/ Rischia la reggenza di Franceschini. Verso le primarie domenica 19 aprile

“E’ tutto in bilico, nulla è sicuro”. Dario Franceschini confida la sua preoccupazione a un parlamentare del Pd in vista dell’assemblea nazionale di sabato. L’accordo tra i big del partito, confermato dalle parole di Massimo D’Alema (“Per un congresso mi pare manchino i tempi tecnici”), vacilla. Trema. La base è in rivolta. I circoli e i rappresentanti della società civile vogliono le primarie subito e non una reggenza che rischia di congelare la principale forza di opposizione fino a ottobre. Con il pericolo di un tracollo alle elezioni europee e amministrative di giugno.

I maggiorenti del partito, compresa Rosy Bindi, sostengono che non ci sono i tempi tecnici per andare subito al congresso. Che non ci sarebbe una vera e propria discussione e che tutto si ridurebbe a una sfida tra persone. Per questo è nata l’ipotesi Franceschini, segretario fino all’assise prevista in autunno. Ma cresce la rabbia. Il senatore Stefano Ceccanti, vicino a Walter Veltroni, ha già preparato una mozione per chiedere che si vada subito alle primarie. Il passaggio è molto delicato. L’assemblea, composta da 2.853 eletti (se ci saranno tutti), come prima cosa dovrà proprio scegliere la strada da intraprendere. Ed è sicuro che verrà chiesto il voto segreto. Ed è proprio qui che potrebbe avvenire il terremoto.

Una sorta di rivolta della base contro le nomenklature del partito. Se dovesse prevalere la strada delle primarie, l’ipotesi più probabile è che si tengano domenica 19 aprile, una settimana dopo Pasqua. In piena campagna elettorale per le Amministrative e le Europee. In questo caso Franceschini resterebbe alla guida del partito per qualche settimana, ma senza di fatto i poteri per poter stravolgere il Pd. Soltanto come gestore delle primarie. Se al contrario l’assemblea dovesse avallare la decisione dei big, si aprirà la strada al vice di Veltroni come segretario con pieni poteri fino a ottobre. La candidatura di Arturo Parisi, infatti, non sembra avere la forza di contrastare Franceschini. La mappa dell’assemblea vede una preponderanza dei dalemiani (28%) sui veltroniani (23%), stessa percentuale dei popolari. Ma ormai la crisi della sinistra ha stravolto schieramenti ed etichette. La base, soprattutto i delegati del Nord, vogliono far sentire forte la loro voce. E mai come in queste ore i vertici ex diessini ed ex Margherita tremano…

Pd, i prodiani lanciano l’assalto finale ‘No autoblindatura della nomenklatura’ultima modifica: 2009-02-21T07:05:47+01:00da ereticus3
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