“Orazio Ciliberti è un falsario. Ha reagito alle indagini falsificando e ponendo in essere altri reati, calunniando chi ha detto la verità: condotta gravissima, di chi si difende falsificando le carte”. Accusa abbastanza forte che il pm spiega e chiede la condanna: “Il Sindaco va condannato a 7 anni e 2 mesi per cinque episodi di falso per la retrodatazione del decreto di nomina del consiglio d’amministrazione dell’Amgas; la calunnia nei confronti del capo di gabinetto del Comune Angelo Masciello, diventato teste d’accusa contro il primo cittadino nella vicenda Amgas; il peculato per l’uso indebito di un telefonino del Comune assegnato ad un’ex consulente, Lucia Murgolo; il successivo falso per garantirsi l’impunità dall’accusa di peculato”. Lo stesso pm, comunque, dopo oltre 2 ore di requisitoria, ha chiesto l’assoluzione di Ciliberti dall’accusa di tentata concussione nei confronti di Masciello. L’accusa ha anche avanzato le richieste di condanna per gli altri due imputati: Masciello a 6 mesi di reclusione, mentre per l’avvocato ed ex consulente dell’Amministrazione comunale, Lucia Murgolo, 2 anni per concorso in peculato per il telefonino a lei in uso. I fatti si riferiscono all’ottobre del 2004 quando la Murgolo cessa il suo rapporto di consulente con il Comune ma continuò a servirsi del telefonino. “Lucia Murgolo non aveva più diritto ad un telefonino pagato dal Comune – ha detto il pm Infante – perchè nell’ottobre 2004 cessò il suo incarico trimestrale di consulenza con il Comune. Eppure continuò a usarlo nel 2005 e 2006 anche per telefonate private, con un danno di 3800 euro. Il sindaco è colpevole di una condotta omissiva per non essere intervenuto a impedire che ciò accadesse”. Il Sindaco, una volta ricevuto l’avviso di garanzia per peculato, eravamo nel dicembre del 2006, esibì in Procura una lettera datata maggio 2005 in cui scriveva che avrebbe pagato di tasca propria le bollette dei telefonini dei consulenti del suo staff. Ma per il pubblico ministero lettera è falsa, e fu formata solo nell’autunno 2006 per garantirsi l’impunità dall’accusa di peculato. “La lettera del maggio 2005 era indirizzata agli uffici finanziari del Comune, dove però non è mai arrivata – ha detto il pm -. Nel protocollo informatico dell’ufficio di Gabinetto, di cui la Procura aveva una copia nell’autunno 2006, la missiva datata 16 maggio 2005 con numero di protocollo 381 riguarda tutt’altro: i turni di reperibilità”. Ma la difesa potrebbe controbattere che della lettera c’è invece traccia nel registro cartaceo dell’ufficio di Gabinetto ed è quello a far fede e non il registro informatizzato. Il pm stronca questa ipotesi perché: “Nessuno all’ufficio di Gabinetto ricorda di aver protocollato la missiva; mentre tutti i testimoni dicono che era il registro informatizzato a generare il numero di protocollo, per cui è quello che fa fede. Resta quindi una missiva sindacale mendace firmata da Ciliberti, mai vista da nessuno prima del settembre 2006 e che comincia a circolare solo quando il Sindaco la produce ai pm nel dicembre 2006. E’ un documento mendace, esibito e firmato dalla sola persona che ne poteva trarre interesse, Ciliberti, cioè il falsario”. All’accusa si replica ritenendo la lettera vera e che la Murgolo aveva diritto al telefonino quale consigliere dell’Amica, un’azienda del Comune.