Consumi ittici natalizi, l’andamento del mercato in ricerca SWG Lega Pesca

Consumo pesceROMA – E’ aumentato nel 2013 il consumo fuori casa ma con frequenza e capacità di spesa inferiore rispetto al 2010, cresce l’interesse verso i prodotti e le preparazioni nuove, “etniche” o “tipiche”,  mentre arretra la preferenza accordata al  prodotto italiano, anche se l’estesa ricerca della convenienza stimola l’avvicinamento al “pesce povero”.  Unico gruppo rimasto invariato (16%)  è quello dei gourmand che consumano senza badare a spese, seguendo l’unico criterio del proprio gusto. Queste le principali novità nelle tendenze del consumo dei prodotti ittici emerse in una nuova indagine SWG commissionata da Lega Pesca (Progetto FEP Puglia), che aggiorna rilevamenti del 2010. A prescindere dal plebiscitario riconoscimento dell’importanza del pesce per salute e forma fisica,  risulta in calo dal 76% al 67% la quota di responsabili degli acquisti che dichiarano di preferire prodotto italiano.  Si è ridotta la distanza tra percepito di qualità dei prodotti ittici italiani e quello dei prodotti ittici provenienti dall’estero: sale dal 15 al 25% la percentuale di consumatori che li considera entrambi sicuri, scende dal 68% al 57% quella di chi considera più sicuro il prodotto italiano.  “Un dato tendenziale che abbiamo registrato con  preoccupazione – dichiara Ettore Ianì, presidente di Lega Pesca -, rilevando che il settore produttivo, per tutelare il lavoro e fornire garanzie ai consumatori, sarà chiamato a valorizzare sempre più il prodotto nazionale sui mercati, arricchendo le informazioni volontarie in etichetta (area di cattura, attrezzo), le certificazioni, come il biologico per l’acquacoltura, o le politiche di marchio. Ai consumatori, d’altra parte, emerge che gradirebbero in etichetta anche la data di congelamento, rimane la responsabilità di pretendere sempre la carta di identità del pesce che consumano, come prima regola per evitare truffe e raggiri”. Consumo domestico: nel confronto tra pescato e prodotti di allevamento continua ad ottenere maggiori preferenze il primo ma il livello di fiducia del secondo sta crescendo ( dal 14% al 23% l’aumento di consumatori che considera più sicuro il pesce di allevamento). Fatta eccezione per i giorni delle festività, aumenta  la necessità di risparmiare tempo in cucina. I preferiti sono sempre i pesci di mare (soprattutto  tonno, orata, nasello e alici), ma è in aumento il consumo di  molluschi e frutti di mare, crostacei, i pesci di acqua dolce (salmone al primo posto – che attualmente è presente in modo continuativo e diffuso nella GDO). Il primato del fresco viene eroso da un aumento del consumo di pesce in scatola ( +3%), di surgelato (+ 14%) e surgelato già pronto ( + 9%). Il 36% delle famiglie, maggiormente nel Centro, Sud e Isole,  conosce e consuma pesce povero (aguglia, melù, palamita, razza, pesce sciabola, sugarello, etc.).  Il 26% delle famiglie non lo conosce, il 38% lo conosce ma non lo consuma. Risulta pari al 15% delle famiglie il mercato potenziale, inespresso per l’assenza di prodotto nei punti vendita di riferimento. E’ risultato in aumento rispetto al 2010 il consumo di tonno (+10%) , salmone (+15%) , merluzzo e nasello (+7%) , baccalà (+ 6%), spigola e branzino (+8%), pesce spada (+7%); tra i crostacei, gamberi (+8%)  e scampi (+4%); tra i molluschi cozze (+10%) e vongole (+7%). I consumi domestici sono in riduzione: sale dal 2% al 4%  la percentuale di famiglie che hanno eliminato il pesce dalla lista della spesa nel 2013,  e  il consumo stabile nell’arco dell’anno risulta penalizzato a favore di un consumo più stagionale, concentrato nelle occasioni speciali o in una parte dei mesi estivi. Calano anche nell’ultimo triennio  i valori della spesa media mensile a famiglia, sia nel caso di un consumo costante (da € 79 a € 61) che stagionale, (da € 61 a € 41).  Tra i canali d’acquisto,  il 28% delle famiglie ha iniziato ad approvvigionarsi direttamente dai pescatori, con punte nel Nord-Est e nelle Isole. Nel complesso, il 49% del pesce è acquistato presso la GDO, 30% in pescheria, 13% mercati rionali o bancarelle, 5% direttamente dai pescatori a miglio.  Anche le prospettive non sono ottimistiche: sale dal 6% al 14% la percentuale di famiglie che prevedono di diminuire i consumi in questo anno.  Il calo delle vendite in pescheria: rispetto al 2010 la situazione del mercato appare pesantemente inficiata dalla crisi. L’’88% dei gestori/titolari di pescherie dichiara di aver subito un calo delle vendite, trainate principalmente dal prezzo. La distribuzione delle vendite, rispetto al 2010, vede un aumento del prodotto nazionale, in particolare aumenta nei punti vendita specializzati la quota di fresco nazionale ( dal 54% del 2010 al 65% del 2013) i cui punti di forza risultano la freschezza e la qualità degli allevamenti un miglior rapporto qualità/prezzo. Sale dal 12% al 19% l’approvvigionamento diretto dai pescatori.  I prodotti ittici italiani, confermando il dato del 2010, hanno un costo che incide meno sulla spesa totale e crea la  parte dominante del fatturato.  Il consumo fuori casa: più ridotto rispetto al consumo domestico, ha mostrato una diffusione in aumento (+ 8%) rispetto al  2010. In aumento però solo il consumo stagionale (53%) e con una frequenza ridotta. Sembra quindi che le famiglie non vogliano rinunciare a consumare prodotti ittici fuori casa, ma cercano di tagliare le spese riducendo le occasioni, in molti casi circoscrivendolo nel periodo delle festività/ferie/vacanze. Le previsioni di consumo sono di segno negativo, il saldo tra la previsione di aumento (7%) e quella di riduzione dei  consumi ( 31%) è a netto  vantaggio dell’ultimo.  Anche tra i ristoratori, le previsioni per il prossimo futuro sono per il 57% dei titolari  di segno negativo.  Inoltre, la categoria si aspetta un aumento dei prezzi dei prodotti ittici. Tendenzialmente, negli esercizi di ristorazione è cresciuto il consumo di pesce di mare (+10%) , seguito dai molluschi – anch’essi in crescita (+18%)  dai crostacei  (+17%) e da ultimo, dai pesci d’acqua dolce (+15%). Il 59% dei titolari/gestori di esercizi di ristorazione conosce e serve il cosiddetto “pesce povero”, chi non lo utilizza dichiara una resistenza da parte della clientela che potrebbe celare anche una certa difficoltà nella preparazione. Le specie ittiche pregiate appaiono in recessione: tendenzialmente si riduce l’acquisto di prodotti in fascia di spesa alta. Aumenta la diffusione dei ristoratori che acquistano presso punti vendita al dettaglio e direttamente dai pescatori (anche se la quantità di prodotto è ridotta). Costante e prioritario il canale dell’ingrosso. Aumenta dell’11% l’impiego di prodotti importati, cui corrisponde anche un accresciuto livello di fiducia.  Aumenta l’offerta di fresco ( +16%) e di pescato (+9%)  e si estende la fiducia nei prodotti provenienti da allevamenti.

Consumi ittici natalizi, l’andamento del mercato in ricerca SWG Lega Pescaultima modifica: 2014-01-03T16:42:12+01:00da ereticus3
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