Un “centro di deportazione” chiamato “accoglienza”

accoglienza.jpgBASSO MOLISE – “La disponibilità delle strutture a San Giuliano di Puglia può essere un’occasione preziosa per praticare nei confronti di persone, che hanno intravisto l’Italia come ultima spiaggia, un’accoglienza umanizzata e integrante sia nell’ambito ristretto della nostra regione che a livello nazionale.

Pertanto diciamo no a una forte concentrazione di persone, a una militarizzazione del luogo, a un trattarli come animali rinchiusi in un circo. La nostra scelta umana prima che cristiana ci impone di rimetterci in discussione perché nessuno sia escluso, ma ad ognuno venga offerta l’opportunità di realizzarsi nel luogo dove meglio ritiene. La natura non ha frontiere”. Fischieranno le orecchie a qualche assessore dopo la lettura di questo brano estratto da un comunicato emanato da Pax Christi del Molise. I cristiani, quelli veri, mettono il dito sulla piaga, rispetto al facile populismo propagandistico di che non perde occasione di farsi pubblicità, gratuita e demagogica, sulla pelle  dei migranti arrivati dal mare. Inviti, lettere, propaganda, per destinare le casette di S. Giuliano di Puglia all’accoglienza di qualche centinaia di emigranti. Boato di parole senza dire se si mettono risorse a disposizione per un effettiva integrazione dei migranti in arrivo, dai programmi strutturati per l’inserimento lavorativo e la formazione, ai piani per l’integrazione per i giovani, fino alle cure domiciliari nella presa in carico della salute di questi diseredati. Niente di tutto questo, il fiato di un estate, un paio di articoli di giornali, una dichiarazione di un sottosegretario e tutto rimane indefinito. Ma noi vogliamo chiamare le cose per quelle che sono: I C.A.R.A (centri accoglienza richiedenti asilo) sono dei veri e propri “centri di deportazione”, dove centinaia di migranti che sbarcano sulle nostre coste, per sfuggire alla guerra e alla fame, vengono trasportati in attesa dell’accettazione della richiesta di asilo oppure dell’espulsione. Noi di Rivoluzione Democratica del Molise, temiamo, anzi denunciamo, che questa non è neanche l’ennesima azione di compassione verso i migranti, in special modo in una terra di confine con la patria del capolarato agricolo pugliese, ma bensì, una azione che rischia di  produrre una aggiunta di manovalanza di riserva a disposizione degli agrari delle terre di Melanico, riportando indietro, e aggiornando, la storia di quelle terre con la sostituzione dei cafoni molisani con i cafoni migranti. A Rignano come a Stornarella, a Borgo Mezzanone o più giù a Boreano in Basilicata, queste baraccopoli sono diffuse da anni e costituiscono aree di residenza spesso momentanea, in quanto la composizione della forza lavoro è in continua trasformazione con un aumento di migranti che scendono dal nord in crisi, di rifugiati delle ‘primavere arabe’ e della guerra contro Gheddafi, ma anche di migranti comunitari come rumeni e bulgari. Stia attento l’assessore al ramo a cavalcare una emergenza umanitaria al solo scopo di avere un momento superfluo di popolarità. Se è in grado di farlo, presenti un progetto di integrazione possibile (modello Riace per intenderci…) con risorse e uomini a disposizione e, soprattutto, non giochi sulla pelle dei migranti. Info al profilo facebook o all’indirizzo e-mail rivoluzionedemocraticamolise@gmail.com

Un “centro di deportazione” chiamato “accoglienza”ultima modifica: 2013-08-12T12:43:00+02:00da ereticus3
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