Documento del Dipartimento Lavoro del PD Molise, analisi tra Nazione Italia e Regione Molise

PD lavoro.jpgCAMPOBASSO – La situazione in cui, ormai da tempo, versa la Regione Molise nell’ambito di lavoro e crescita è disastrosa, il Dipartimento Lavoro del PD intende con forza proporre e ribadire idee di rilancio per una Regione che ha superato l’orlo del baratro ed è drasticamente appesa ad un filo. Prima, però, di entrare nel merito regionale è giusto fare un’analisi sulla condizione Nazionale, e sulle misure “Montiane”, pillole spesso amare, ma in molti casi utili ed indispensabili come la spending review  che addirittura lancia qualche piccola caramella, rassicurante per certi aspetti visto il contenuto che, per quanto concerne i piccoli comuni presenta misure proposte dal Partito Democratico e dell’Anci.

In essa sono state recepite misure sulla gestione associata dei servizi: finalmente viene cancellato l’art.16 della manovra Bossi-Berlusconi dello scorso Agosto che costringeva ad utilizzare un tipo di unione penalizzante per i comuni tra i 1000 e i 5000 abitanti e disincentivante per quelli con meno di 1000 abitanti. Si introduce invece un regime prevalente uguale per tutti i Comuni sotto i 5000 abitanti o (3000 per i comuni montani), che potranno usare lo strumento della convenzione, oppure quella prevista dell’unione del testo unico degli enti locali (dgls267/2000).Sono inoltre positivi gli incentivi previsti per le fusioni, che saranno pari circa al 15% dei trasferimenti erariali attribuiti per l’anno precedente. Inoltre è positiva la scelta relativa alle centrali di acquisto statale e regionale per l’acquisto di beni e servizi,una linea che va portata avanti con l’introduzione dei costi standard a livello centrale,regionale e territoriale all’interno di una logica di razionalizzazione e trasparenza dei costi della pubblica amministrazione. Fatti salvi alcuni contenuti della spending RW, la seconda fase del Governo è stata assai timida sulle patrimoniali ed ha presentato una politica sul Lavoro che non ci ha convinti assolutamente. Di fatto però c’è ancora molto da fare a causa dei devastanti effetti di una speculazione spregiudicata sul sistema finanziario e sul credito internazionale,assieme ad un costante aumento dei debiti pubblici nazionali. Cercando di ricondurre la crisi globale Mondiale nell’ambito specifico Regionale, si osserva che in un quadro complessivo (Industriale,Artigianale,dell’Agricoltura,del Commercio,dei Servizi ecc..) si denuncia un piano irrisolto della crisi. Nella Regione Molise, questa nuova recessione si innesta su una realtà già provata da diversi anni di crisi e su una situazione complessivamente difficile, anche per la mancata adozione di interventi idonei ad invertire la tendenza, che hanno portato invece al raggiungimento di picchi assai elevati di disoccupazione. Ormai in Molise il tasso degli occupati e nettamente inferiore al numero dei disoccupati, i contratti a tempo indeterminato sono diventati un sogno,anzi molti contratti a tempo determinato per individui con età ormai matura non sono rinnovati,aumentando cosi l’impoverimento delle famiglie,in sintesi il quadro economico e sociale è decisamente grave e il futuro appare molto incerto a causa anche di una pressione fiscale, che porta alla riduzione del potere d’acquisto parametrato ai salari reali. Al fine di sbloccare la situazione e favorire l’occupazione e lo sviluppo,è,tuttavia necessario uscire dalla ristretta prospettiva Regionale e Nazionale ma guardare sempre con maggior fiducia e attenzione all’Europa. Bisognerebbe agire a livello locale,Regionale e Nazionale in piena sinergia con manovre mirate ai tagli alla spesa pubblica nell’ottica dell’eliminazione di inefficienze e sprechi,ma salvaguardando quei settori di spesa sociale,quale i servizi alle famiglie in difficoltà, nonchè quei settori di servizi alle imprese che possono contribuire al recupero della competitività. Bisogna che a livello Regionale ci sia un’efficace lotta all’evasione fiscale e contributiva e al lavoro nero, anche mediante il miglioramento della quantità e qualità dei controlli, che consentirebbe di recuperare risorse idonee ad allentare la pressione fiscale. In questo ambito, bisogna lavorare anche per un ri-orientamento culturale, che restituisca dignità al lavoro e che combatta il lavoro non regolare, non solo attraverso lo strumento dei controlli, ma anche attraverso una maggiore responsabilizzazione dei cittadini e diminuendo i vantaggi che, evidentemente ancora oggi si ritengono di ottenere dalla mancata regolarizzazione del rapporto di lavoro. Scendendo sul terreno della proposta, ad es: l’allentamento del patto di stabilità consentirebbe di ridare ossigeno agli Enti Locali e di rimettere in moto l’economia di tante piccole imprese e ditte individuali. Sul versante più ampio delle politiche industriali, occorre, invece, intervenire con urgenza, dopo anni di carenza o assenza di “programmazione” su svariati settori, il tutto a causa di evidenti inerzie imputabili all’attuale giunta Regionale, che ci ha lasciato pian piano una situazione difficile per il rilancio dello sviluppo. L’attenzione, ormai da tempo, si è focalizzata sul tamponamento di alcune emergenze e sulla inidonea riscrittura delle regole del mercato del lavoro, quando è noto che le ingegnerie giuslavoristiche da sole non creano occupazione,occorre allora restituire priorità all’economia reale,ai Lavoratori ed alle imprese, includendo il lavoro autonomo e le ditte individuali.

Nella nostra Regione è forte la manodopera nel manifatturiero che andrebbe unita alla ricerca, progettazione e sviluppo per essere innovativi,la specializzazione ad investimenti in formazione professionale potrebbero rivelarsi decisivi ai fini della competitività, dovendo misurarci con imprese straniere che,grazie ai bassi costi di manodopera ed elevati livelli quantitativi,appaiono difficili avversari sulla politica prezzi,ma sono ancora per fortuna lontani dai livelli di produzione qualitativamente piu’ elevati. Sono noti poi i problemi di accesso al credito che, a livello regionale, potrebbero passare attraverso un meccanismo di riordino ed ammodernamento dei Confidi ed un rafforzamento dei loro patrimoni. In sintesi,occorre rimuovere tutti quegli ostacoli normativi, amministrativi e fiscali che ostacolano la nascita e la crescita delle imprese e ne minano la sopravvivenza, perché ad ogni impresa che chiude corrisponde un sacrificio di posti di lavoro, bisognerebbe quindi ripensare ad un modello di politiche attive,che costituisce un punto fondamentale per il rilancio delle politiche per il Lavoro,punto questo ancora debole anche nella riforma Fornero. Le Regioni, tuttavia, hanno la possibilità di adottare e indirizzare strumenti di programmazione strategica della riqualificazione dei lavoratori aderenti ai fabbisogni formativi delle imprese che siano quindi efficaci ai fini della collocazione e ri-collocazione occupazionale e dell’incremento dei livelli competitivi dei nostri territori. Si puo’,analizzando le singole realtà territoriali, incidere positivamente sulla preparazione alla scelta della professione e sul percorso dei giovani che cercano lavoro, occorre, pertanto, ripensare all’allocazione dei finanziamenti, cercando di realizzare un sistema che colleghi le politiche attive con le politiche passive, atteso che un mercato del lavoro più ricettivo, dovrebbe essere rafforzato da politiche industriali orientate verso ricerca, innovazione, incentivazione ed anche sostegno delle nuove attività imprenditoriali. Una ulteriore riflessione riguarda, inoltre, le prospettive di imprese“decotte” o semplicemente non più al passo con i tempi e i destini dei relativi lavoratori. Queste sono questioni i cui interrogativi e le cui risposte appaiono certamente non semplici e che meriterebbero doverosi tempestivi approfondimenti, che ci devono far ripensare all’intero sistema degli ammortizzatori sociali, che devono andare verso una soluzione universale,come il reddito minimo garantito che il PD sta proponendo in molte Regioni,anche perché gli strumenti devono essere di tipo “solidaristico” e non assicurativo,avendo ben presente le scarse risorse con cui dobbiamo fare i conti. Ad oggi gli effetti della crisi si ripercuotono sul tessuto sociale (persone-famiglie) che vanno sostenute nella salvaguardia del posto di lavoro e quindi aiutare le imprese,soprattutto quelle medio- piccole,infatti proprio l’espulsione di molti Lavoratori da queste imprese fa crescere le iscrizioni dei Lavoratori nelle liste di mobilità,occorre per tanto mantenere attiva questa rete di protezione. L’analisi del mercato del lavoro, inoltre, impone, di focalizzare l’attenzione sull’accresciuta importanza economica e sociale del lavoro autonomo e professionale, ricavabile dall’esame di semplici dati statistici che ci indicano a livello nazionale, due milioni il numero di professionisti iscritti ad albi o elenchi professionali e in un numero più che doppio i lavoratori autonomi e le partite IVA in generale. In una regione come il Molise occorre evidenziare il ruolo centrale del mondo professionale, determinante ai fini della competitività, occorre, pertanto, che la politica dia risposte immediate, non rinunciando, se necessario, a “dare l’esempio” in un periodo in cui la richiesta di sacrifici rischia di essere percepita come una richiesta a senso unico. Per recuperare credibilità è indispensabile che i temi del lavoro e dell’uscita dalla crisi siano portati al primo posto dell’agenda politica e si traducano in provvedimenti concreti idonei a rispondere alle esigenze di vita delle persone. In sintesi, il Dipartimento del Lavoro del PD Molise propone spunti programmatici per il rilancio dell’economia e del lavoro: Processo di mappatura costante dello stato dell’arte dell’imprenditoria Molisana nei vari settori e comparti industriali e confronto, con conseguente predisposizione delle iniziative di potenziamento; Formazione di un unico distretto Industriale volto al potenziamento dei servizi da offrire alle aziende nel territorio; Individuazione di filiere di interesse strategico per la Regione; Dotazione Regione di un piano strategico di investimento sulla green- economy,sia con incentivi diretti che con meccanismi fiscali; Promozione di una riforma fiscale incardinata ad un grande obiettivo: proteggere i ceti in difficoltà e i ceti medi, stimolando la domanda interna e a sostegno delle micro e piccole imprese; Sviluppo accelerato delle infrastrutture all’interno di un quadro di crescita sostenibile della mobilità delle persone e delle merci (reti di trasporto), delle fonti energetiche e relative reti di distribuzione e delle reti digitali; Analisi e Indirizzo continuo del sistema di Istruzione e formazione dei giovani per un efficace orientamento scolastico e professionale in Molise: proiezione delle quote di assorbimento della domanda di servizi scolastici e formativi canalizzando i flussi in funzione delle opportunità e migliorando il tasso di cultura generale dei corsi di istruzione secondaria e universitaria. Promuovere la cultura come risorsa per la crescita personale e professionale dei giovani e come strumento per rivitalizzare il proprio ciclo individuale all’interno dei processi produttivi ed economici. Inoltre l’assegnazione di un progetto di monitoraggio della cultura imprenditoriale nelle piccole-medie imprese, istituendo un “Osservatorio” o comunque un servizio, a livello regionale o provinciale, che permetta: la sperimentazione di Poli di Innovazione; il monitoraggio dei settori con miglior performance;  un’analisi delle imprese per tipologia di fatturato e per settore; l’effettuazione di interviste agli imprenditori con miglior performance per settore; la creazione di un modello delle eccellenze per settore che evidenzi i fattori di successo; la formulazione di un “sistema di eccellenze” da adottare e diffondere per aiutare le imprese “meno eccellenti”. Inoltre occorre pensare anche alle professioni e al lavoro autonomo,mettendo l’accento sulla tutela dei “piccoli”, dei non “rappresentati”, in una parola dei “più deboli”. Per difesa dei più deboli bisogna poi intendere sia la difesa di quei professionisti (e ci si riferisce in particolare ai cosiddetti “piccoli” e “giovani” professionisti) che costituiscono una cospicua parte della forza produttiva e attiva di questa Regione,sia la difesa dei “consumatori”, ovvero di quei soggetti che si rivolgono al professionista per avere delle prestazioni (anche se oggi molto spesso sarebbe più appropriato parlare di servizi professionali).Scendendo per un attimo sul terreno della proposta, va sottolineato che particolare attenzione merita senza dubbio la necessità di modernizzare l’assetto degli Ordini, ma occorre in primo luogo valorizzare in ogni caso qualifiche e competenze professionali. L’obiettivo è quello di eliminare progressivamente le caratteristiche negative di stampo corporativo dell’attuale sistema professionale per dare rilievo a ciò che conta veramente: la preparazione, la competenza, le conoscenze, la professionalità. Ciò oggi potrebbe, in parte, essere fatto sulla scorta della direttiva comunitaria volta alla creazione di una “Carta professionale europea”. In questo senso, si rende necessario consentire l’effettivo riconoscimento anche delle cosiddette “professioni non regolamentate”.

Resp.Dipartimento Lavoro PD Molise 

Petriella Alessandro 

 

Documento del Dipartimento Lavoro del PD Molise, analisi tra Nazione Italia e Regione Moliseultima modifica: 2013-02-16T14:45:00+01:00da ereticus3
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