SMI, Di Pietro: “Ancora incerto il futuro dei lavoratori”

SMI.jpgMAFALDA – l consigliere regionale dell’IdV Cristiano Di Pietro ha depositato oggi tre interrogazioni indirizzate al Presidente della Regione Iorio, all’ Assessore alle Attività Produttive Scasserra ed all’Assessore all’Ambiente Velardi, per avere delucidazioni in merito alla situazione di stallo riguardante la riconversione della SMI (Società Meridionale Inerti) ed, in particolare, la sorte dei 66 lavoratori ancora in cassa integrazione.

 “È molto grave – dichiara l’esponente IdV – che a distanza di tre anni dalla chiusura dello stabilimento, che realizzava prefabbricati in cemento a Mafalda, i lavoratori non abbiano ancora ricevuto nessuna forma di garanzia circa il loro futuro occupazionale.  Non si può pretendere che queste famiglie, molte monoreddito, continuino a sopravvivere con il sussidio economico della cassa integrazione, oltretutto in scadenza alla fine di ottobre. In merito al progetto di riconversione presentato dalla DAFIN S.p.A., è trapelato che la società sarebbe disposta a reimpiegare solo una parte dei cassa – integrati. E che fine farebbero i restanti, se – come affermato da autorevoli pareri – le nuove assunzioni non supereranno le 20 unità? Inoltre – prosegue il consigliere regionale – non possiamo nascondere la nostra preoccupazione di fronte alla costruzione di una centrale termo -elettrica con una potenza elettrica di 12 MW prodotta con la sola combustione di vinacce. Il nostro sospetto è che, come già successo in altre regioni d’Italia, questa centrale per auto-sostenersi inizi ad aver bisogno di quantità sempre maggiori di materiale da bruciare e che, essendo la disponibilità di  legno o degli scarti agro-forestali inferiori al fabbisogno, saranno bruciati rifiuti, come peraltro già successo nella centrale Energonut di Pozzilli (IS). I  dubbi che nutriamo  in merito alla vicenda  sono rafforzati dal comportamento con molte ombre tenuto dalla società che, per aggirare l’ostacolo della Valutazione di Impatto Ambientale, ha presentato inizialmente un progetto di impianto da 49,9 MW termici, sapendo che per legge è proprio a partire da 50 MW  che è obbligatorio sottoporsi all’iter autorizzativo. Inoltre è lecito chiedersi quale sia la sostenibilità ambientale di un impianto che per far arrivare “le biomasse” fino alla centrale con molta probabilità farà  aumentare il traffico pesante su gomma, su una delle arterie più trafficate – la Trignina – che corre lungo il confine tra  Abruzzo e Molise. Tutt’altro che secondari sarebbero poi i rischi per la salute dei cittadini conseguenti all’emissione di gas tossici e polveri sottili che, unitamente alle ceneri, andrebbero  a disperdersi nell’aria che tutti respiriamo. Dopo la doppia bocciatura del primo progetto da parte del T.A.R. Molise e del Consiglio di Stato, siamo curiosi di conoscere il nuovo piano della DAFIN, sperando di non trovarci di fronte al lupo che perde il pelo, ma non il vizio. Nel frattempo ci sembra doveroso sollecitare  l’intervento dell’assessore alle Attività Produttive Michele Scasserra, affinchè consideri seriamente l’opportunità di predisporre un piano di sviluppo volto a salvaguardare i livelli occupazionali, quindi a tutelare tutti i 66 dipendenti della SMI e non solo una parte di essi. Il piano disegnato in alternativa alla centrale termo-elettrica dovrebbe puntare sulla vocazione agricola e turistica dell’area interessata. Insomma allo stato attuale delle cose, ravvisiamo l’incapacità del Presidente Iorio di garantire la ricollocazione di tutti i lavoratori della SMI  al fine di salvaguardare  il loro futuro occupazionale  oltre ad  una certa superficialità nel procedimento per il rilascio delle autorizzazioni che dovrebbero avere come scopo quello della  tutela dell’ambiente e  della salute dei cittadini”. 

SMI, Di Pietro: “Ancora incerto il futuro dei lavoratori”ultima modifica: 2012-09-07T11:47:00+02:00da ereticus3
Reposta per primo quest’articolo