ROMA – “Non sappiamo se gioire o accogliere con sufficiente fatalismo il lancio di Confindustria per un Patto cosiddetto ‘tra produttori’ – ha dichiarato Augusto Cianfoni, Segretario generale della Fai Cisl. “Che esso sia necessario è sicuro, così come che a suo sostegno servano politiche fiscali capaci di selezionare le imprese corrette da quelle che non lo sono.
Però alla fiera delle ricorrenti seduzioni non vorremmo più andare come la Matilde della ricottina oppure con paramenti sacri per una liturgia desueta. Da troppi anni, vale a dire dal 23 luglio 1993 che sottoscriviamo protocolli e accordi con imprese che con la mano destra firmano e con la sinistra derogano dagli impegni pur liberamente assunti perché alla delega del mandato a trattare si preferisce sempre più la deroga all’accordo sottoscritto. E’ credibile sottoscrivere ancora Patti in un Paese dove, dopo tanti affidamenti, oltre il 60% dei lavoratori non ha il secondo livello di contrattazione? Confindustria e tutte le Confederazioni imprenditoriali devono decidere una volta per tutte ‘se i contratti si fanno per cultura partecipativa’ oppure dobbiamo ‘affidarne le alterne fortune ai dardi dell’antagonismo tra capitale e lavoro’. Occorre nelle Relazioni Sindacali la stessa etica che ogni giorno chiediamo alla Politica, alle Istituzioni e ai Burocrati della Pubblica Amministrazione: coerenza e correttezza, trasparenza e fedeltà alla parola data. Se io Sindacato dico ai miei Associati che i doveri vengono prima dei diritti, altrettanto debbono fare Confindustria e tutte le Associazioni delle imprese. E’ ammirevole vedere una Confederazione imprenditoriale espellere quegli imprenditori che accettano di pagare il pizzo alle mafie. Vorremmo analogo trattamento per gli imprenditori i cui comportamenti siano moralmente estranei all’etica del rispetto alla parola data da chi li rappresenta. Se non sarà questo il codice di una nuova civiltà relazionale, l’Italia sarà sempre il Paese di Pulcinella”.