E questo perché la legge non permette più all’ente di riscossione di notificare, tramite posta raccomandata, gli avvisi di pagamento senza passare, appunto, da un messo o da un ufficiale giudiziario. Perché? Per posta le missive potrebbero non arrivare e il mittente potrebbe, nel frattempo, aver cambiato domicilio. In pratica, servendosi solo, per esempio, di Poste italiane, è come se le cartelle esattoriali non fossero mai state recapitate e, quindi, il contribuente non è tenuto a pagare tali notifiche. Attenzione, però, perché il servizio postale è accettato nel caso in cui a effettuare l’operazione siano i soggetti autorizzati, come per esempio l’ufficiale giudiziario o il messo comunale. Secondo quanto rivela il quotidiano genovese Il Secolo XIX, un’ex impiegata di Sampierdarena, finita in cassa integrazione, non aveva più soldi per pagare le multe. In poco più di un anno, ha ricevuto verbali per circa ottomila euro. Senza entrare nel merito dei verbali, che necessiterebbero di un focus a parte, non potendo più pagare, la signora si è vista sequestrare l’auto. La notifica, però, le era stata inviata da Equitalia tramite posta raccomandata e l’avvocato Roberto Bianchi ha avuto vita facile per farsi accogliere il ricorso dal Giudice di Pace. Si apre, quindi, una speranza per chi ha ricevuto questo tipo di notifiche.