Jan Palach… PRESENTE
Recentemente uno storico praghese mettendo ordine nel carteggio del giovane, ha trovato una lettera in cui Palach scriveva che lui e altri suoi colleghi di facoltà avrebbero voluto occupare la Radio cecoslovacca e da lì lanciare un appello alla nazione per uno sciopero generale contro l’invasione sovietica.
Lo studente praghese portò alle estreme conseguenze il desiderio di difendere la verità rifiutando menzogne e compromessi. Con il suo gesto volle proclamare come scrive Ripellino che “i valori umani non possono essere manipolati ad arbitrio col sopruso e che l’uomo non può accettare la menzogna”.Prima di morire Palach invitò i giovani a non seguire il suo esempio. Altri cinque giovani lo seguirono sulla strada del sacrificio della vita, nel mutarsi in torcia umana per gridare forte il proprio no alle imposizioni e alla libertà calpestata. Non dimentichiamo i loro nomi: Josef Hlavatý, Miroslav Malinka, Blanka Nacházelová, Evžen Plocek a Jan Zajíc.
Kazimierz Wierzynsky, un grande poeta polacco dissidente spentosi in esilio a Londra, prima di morire volle cantare Jan Palach: “Città d’oro, /non accompagnare il giovane/ nella terra marcita,/ al cimitero: /rendilo a noi,/ ai vampireschi cimiteri della nostra esistenza” Quarant’anni dopo a Praga c’è la libertà. I praghesi e i turisti mettono fiori nella stele che in piazza Venceslao ricorda Palach. Ma allo studente del ’68 sarebbe piaciuta questa città com’è oggi?