Involuzione

Scimmie'60.jpgL’ISTAT ha pubblicato il, 03-08-2010, un dato sulla produttività industriale in Italia dal quale risulta che nel nostro Paese, che già era in posizione di svantaggio, quasi ultimo in classifica in Europa, la produttività è ulteriormente diminuita nell’ultimo anno del 2,7%. Ora la produttività è legata a due fondamentali parametri che sono gli investimenti tecnologici e la ricerca.

E’ del tutto evidente che in Italia si investe poco in entrambi i settori e questo non è solamente per colpa di industriali non illuminati che non sanno fare il loro mestiere, ma è soprattutto colpa dei vari governisuccedutisi negli anni che hanno sempre privilegiato gli interessi politici o personali anziché la buona amministrazione della cosa pubblica. Gli industriali hanno da affrontare dei costi e li devono contenere entro quei limiti che, giorno per giorno, li possono mantenere entro i limiti necessari per affrontare la concorrenza specie in questo mondo globalizzato. Investimenti e ricerca sono dei costi non indifferenti e pertanto le relative decisioni vengono procrastinate a favore della contingenza. Certamente, sul gioco lungo, i risparmi sugli investimenti produttivi provocano un ritorno dannoso e spingono le aziende sempre più fuori gioco, ma la politica industriale si fa anche, specie per le piccole e medie aziende che sono l’asse portante della produzione Italiana, giorno per giorno e così ci si viene poi a trovare fuori concorrenza quasi senza accorgersene. A chi spetta allora il compito di impostare delle strategie che ovvino a questo grave inconveniente che può provocare la lenta morte per inedia dell’industria? Spetta ai governi che in ogni parte del mondo si fanno parte diligente per incrementare, con le dovute politiche economiche, questi indispensabili investimenti incentivandone la messa in opera. Se per esempio si detassassero quegli utili che fossero reinvestiti in questi vitali settori, come avviene in altri Stati, si otterrebbe il doppio risultato di non gravare sui costi aziendali e di ottenere contemporaneamente il risultato di una più ampia ricerca e di migliori investimenti tecnologici. Nel contempo il Governo potrebbe investire di più nella ricerca di Stato che, specie nel campo più generale della ricerca pura e non finalizzata ad uno specifico risultato, sarebbe utilissima come base per la ricerca privata. Abbiamo anche i cervelli atti allo scopo che però debbono emigrare all’estero, dove sono grandemente apprezzati, proprio perché in Patria non trovano la collocazione decente e dignitosa che lo Stato patrigno non offre loro ..!! L’Italia è il paese in Europa che spende la minore percentuale del PIL in ricerca di Stato e questo è un altro dato incontrovertibile che dimostra la carenza oggettiva dello Stato. L’Italia del domani, i nostri giovani, non potranno certamente vivere del frutto delle leggi sulle intercettazioni, sul lodo Alfano, sul processo breve, sulla riduzione dei tempi di prescrizione nei processi penali e simili indecenze, ma avranno bisogno di avere a disposizione dei posti di lavoro offerti da aziende in grado di competere con il resto del mondo. Non è certamente il costo del lavoro inteso come costo della mano d’opera a fare da indicatore della possibilità di fare tali riforme ( se così fosse saremmo tra i più avvantaggiati..) perché la Germania, dove i lavoratori percepiscono stipendi di molto superiori a quelli italiani, è di gran lunga più progredita di noi sia per gli investimenti tecnologici che per la ricerca e lo dimostra il fatto che la sua bilancia commerciale ha un export molto migliore del nostro. Nella classifica della bilancia dei conti correnti tra esportazioni ed importazioni dei vari Paesi del mondo, forniti dal Fondo Monetario Internazionale, si può notare la seguente sequenza di posizioni:

1° posto = Cina = + 371,883

2° posto = Germania = + 252,501 ( esporta più di quanto non importi )

7° posto = Norvegia = + 59,983

8° posto = Olanda = + 52, 522

177° posto = Italia = – 52,725 ( importa più di quanto non esporti )

179° posto = Regno Unito = – 105,224

180° posto = Spagna = – 145,141

181° posto = USA = – 731,214

I dati sono del 2007 e cioè prima del crollo finanziario mondiale … Da notare l’ottima 2° posizione della Germania, le buone di Norvegia ed Olanda, il 177° cattivo posto dell’Italia ed il catastrofico 181° posto degli USA. Pur senza considerare l’unità di misura delle valutazioni è significativo il rapporto tra i valori dei vari Paesi che vede l’Italia al 177° posto e la Germania al 2° …!!! Sarebbe ora che Berlusconi pensasse un po’ meno ai suoi ( sporchi ) affari ed un po’ di più al futuro dell’Italia e degli italiani!

Alessandro Mezzano

Involuzioneultima modifica: 2010-08-07T06:42:56+02:00da ereticus3
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