Il gioco di Marchionne

marchionne.jpgQuattro anni fa, a Settembre del 2006, Sergio Marchionne dichiarava prima in un discorso all´Unione Industriale di Torino e poi in un´intervista a Repubblica, che: “il costo del lavoro rappresenta il 7-8% del costo di produzione” “E dunque – aggiungeva – è inutile picchiare su chi sta alla linea di montaggio pensando di risolvere i problemi”.

Oggi, dopo 4 anni, quel 7-8% diventa fondamentale ed il risparmiarne una piccola parte ( 2-3%) sembra che sia diventato vitale per il futuro della FIAT. I conti non tornano! Non tornano né in termini di aritmetica, né in termini di strategia apparente. La sensazione, motivata dai fatti, é che lo scopo della politica ricattatoria che Marchionne sta adottando sia a Pomigliano che a Melfi, che a Mirafiori, nasconda, sotto il falso scopo di ridurre i costi di produzione facendo leva solamente su quelli della mano d’opera, sia diverso da quello che appare anche se ce ne sfugge il significato completo. Senza dubbio c’è dietro la volontà di annichilire l’azione dei sindacati e di rendere impotente quella dello Stato e dare così al mondo finanziario della globalizzazione l’immagine di un’azienda forte e libera da condizionamenti e quindi con la possibilità di decidere autonomamente e senza lacci qualsiasi cambiamento e qualsiasi strategia per combattere la concorrenza internazionale. Senza dubbio c’è l’intenzione di stabilire nuovi parametri di confronto e nuove regole ( o meglio l’assenza di regole certe ) nei rapporti industriali in generale e lo si è visto dall’incondizionata approvazione ottenuta dalla Marcegaglia a nome della Confindustria. Senza dubbio c’è il disegno ( creativo) meta politico di acquisire una posizione di potere all’interno dello Stato usando le leve del ricatto occupazionale per dimostrare che, in fondo, anche la politica ufficiale deve genuflettersi ed abbozzare ai “dictat” dell’industria e delle finanza perché, di fatto, essa è in grado di condizionare, meglio e più concretamente, quella pubblica opinione del cui consenso la politica ufficiale si nutre! Insomma la finanza, per mezzo della grande industria, fa un salto di qualità e se fin’ora era già stata in grado di condizionare la politica, ora tende a sostituirsi allo Stato stesso ed a dettare le regole del gioco nella società. Si tratta di una vera e propria rivoluzione silenziosa, ambigua e sotterrane a che tende a spostare i termini di confronto ed a sovvertire lo Stato democratico, la costituzione e l’assetto complessivo della società. Per tutti questi motivi, se abbiamo ragione, il sorridente Marchionne è una persona pericolosissima che si sta insinuando come un virus mortale nell’organismo dello Stato e che come tale va combattuto ed annientato..!! Ai “democratici resistenziali ed antifascisti” vogliamo proporre un piccolo quesito: pensate che in c o s t a n z a d e l l a “SOCIALIZZAZIONE”, legge emanata dal quel “male assoluto” che fu il Fascismo ( ma anche soltanto dell’applicazione legislativa dell’articolo 46 della costituzione ) il Sig. Marchionne avrebbe avuto la possibilità concreta di fare i comodacci suoi come sta facendo in questa repubblica fondata sul lavoro e nata dalla resistenza ..?? La risposta è facilissima e noi pensiamo che non gli sarebbe stato possibile semplicemente perché oltre al fatto che i lavoratori avevano un effettivo potere decisionale, in quel regime era la politica, anzi era lo Stato, a controllare l’economia e non viceversa!

Alessandro Mezzano

Il gioco di Marchionneultima modifica: 2010-08-06T16:34:45+02:00da ereticus3
Reposta per primo quest’articolo