Pomigliano o il mondo?

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La FIAT chiede, per mantenere aperti gli stabilimenti di Pomigliano, che i sindacati sottoscrivano un particolare impegno che obbliga i lavoratori a turni pesanti su 24 ore, a più alti livelli di produttività, a straordinari a richiesta, ad una limitazione delle assenze ( senza specificarne la causa.. ) ed a limitazioni significative del diritto di sciopero.

Inoltre si suppone un blocco salariale per un tempo indefinito. In cambio la FIAT trasferirà a Pomigliano la produzione della “Panda” che altrimenti sarebbe spostata in Polonia o in Serbia dove le condizioni dei costi di produzione le sono più favorevoli a causa dei bassi salari e della carenza di legislazione sociale. I lavoratori della FIAT di Pomigliano dovranno decidere in un referendum aziendale se accettare o no le condizioni poste dall’amministratore delegato Marchionne e probabilmente accetteranno per la semplice ragione che la scelta non è tra due opzioni ragionevoli, ma è tra il tirare la cinghia e il digiuno totale ..!! 10.000 lavoratori più l’indotto vivono in quella regione di sola FIAT e se la FIAT chiude sarà la fame per tutti. Ora, per quanto la FIAT abbia le sue responsabilità, se non altro per il mare di miliardi che ha ricevuto a fondo perduto dallo Stato italiano, essa agisce nel contesto logico del capitalismo mondialista ed è qui che sta il cancro del sistema. Con la mondializzazione, voluta e promossa dalla grande finanza internazionale, chi dispone di capitali ha, con la massima facilità, la possibilità di investire laddove i costi sono più bassi e gli utili sono più alti. In questa equazione non trova posto il discorso della equità sociale, che anzi ha sempre costituito, per il capitale, un intralcio all’obiettivo del massimo profitto! La logica dei mercati impone a Marchionne di contrastare la concorrenza degli altri produttori di automobili perché, in caso contrario, la “Panda” non verrà comperata dai consumatori né ci pare che l’invenduto lo acquisterà il signor Epifani della CGIL che, evidentemente, non vede al di là del proprio naso.. Naturalmente siamo solidali, al fianco dei lavoratori della FIAT di Pomigliano, ma se il nostro discorso si fermasse qui, ad una generica solidarietà, sarebbe un discorso monco o addirittura di comodo per cavalcare una giusta rabbia popolare. Ci sembra più corretto affermare che la situazione di Pomigliano è l’effetto e non la causa. La causa di fondo, per quanto più complessa e di difficile soluzione contingente, è il liberalcapitalismo mondialista che, per sua natura, può essere affrontato solamente a livello di grandi blocchi savrannazionali. Come abbiamo già ripetutamente affermato, sempre inascoltati, negli anni passati, se pure siamo assolutamente d’accordo che è iniquo che pochi Paesi, che rappresentano una minoranza dell’umanità, vivano nell’opulenza a scapito dei tanti che vivono in miseria, riteniamo che il fine ultimo di equilibrare gli alti differenziali economici, se attivato con troppa rapidità, provocherà un trauma economico e sociale di gigantesche proporzioni.. E’ come se, per equilibrare bacini idrici comunicanti, si rompesse una diga invece di trasferire poco a poco i volumi liquidi. La soluzione è la formazione di macroregioni con omogeneo livello socioeconomico e stabilire un ammortizzatore commerciale in forma di dazi, in modo da rendere convenienti, ma non in modo esagerato com’è oggi, le importazioni da macroregioni con un grande differenziale socioeconomico. Si tratta insomma, non di bloccare lo sviluppo dei Paesi più poveri, ma di regolamentarlo quel tanto che impedisca un collasso economico e sociale dei Paesi più avanzati. Questo, in ultima analisi, comporta il tagliare le unghie e controllare l’avidità del liberalcapitalismo mondialista. Sarà una guerra dura e dall’esito incerto, ma Pomigliano è solamente un episodio in tale contesto. Pomigliano è un relitto che naviga in un fiume in piena. Il vero problema non è il relitto, ma la piena del fiume ..!!

Alessandro Mezzano

Pomigliano o il mondo?ultima modifica: 2010-06-18T06:51:39+02:00da ereticus3
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